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Lezioni Dì Verità: Il ricettacolo dell'Altissimo

(Man mano che si progredisce in queste semplici lezioni, qualcuno forse obietterà che il 'inguaggio diviene troppo ortodosso, quasi presentando l'insegnamento da un punto di vista religioso. Adopero i termini della Sacra Scrittura perchè li preferisco, ma l'insegnamento è tutto essenzialmente unico. Non è una scienza mentale, in se, che i richiede; non si tratta di nessun « ismo », di cui ciascuno presenta soltanto qualche faccetta di Verità. Noi cerchiamo la Verità, il centro unico di tutte queste faccette.

Bisogna, dunque, essere larghi e liberali: qualunque sia stato il punto di vista dal quale fin ora si è cercata la luce della Verità, bisogna allontanare ogni pregiudizio, ogni limitazione che la mera forma di parole può aver generato nella mente, aprendo questa invece per ricevere l'illimitato).

1. L'anima umana anela nulla di più che la conoscenza di Dio, « di Cui la conoscenza è vita eterna».

2. Con irrequietezza pietosa l'uomo passa continuamente da una cosa all'altra, sperando sempre di trovare riposo e soddisfazione in qualche possesso o qualche mèta raggiunta. Egli s'illude immaginando che il suo desiderio sia rappresentato da un possesso di case, campi, erudizione, potenza; ricerca questi heni e, ottenutili, s'accorge di essere ancora sempre irrequieto ed insoddisfatto.

3. L'umanità è invasa da un intimo sentimento di profonda, angosciosa nostalgia. Non è mai stata e non potrà mai essere consolata tranne che dalla realizzazione chiara e vivida della presenza immanente di Dio, nostro Padre. In ogni epoca, coloro che hanno riconosciuto in questa brama intima il richiamo del cuore verso Dio hanno cessato di correre dietro ai beni limitati e hanno cercato, con dedizione sincera e servizio del prossimo di raggiungere questa realizzazione, o stato di consapevolezza; ma pochi sono riusciti ad entrare nella terra promessa dove la loro « allegrezza è compiuta ». Altri hanno alternativamente sperato e disperato, cercando con la migliore conoscenza che possedevano di « operare la loro redenzione », senza aver capito che vi dev'essere un'azione interna, quanto un'azione esterna. « Poiché è per grazia (libero dono) che voi siete salvati mediante la fede; e ciò non vien da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù d'opere affinchè niuno si glori ».

4. A colui che dimora nel ricettacolo dell'Altissimo è promessa l'immunità dalla « pestilenza mortifera », e dal « laccio dell'uccellatore », dallo « spavento notturno » e dalla « saetta volante » di giorno, ed anche l'immunità dalla paura di tutte queste cose. Quale azione paralizzante è quella del timore e del male! Il timore davvero (( ci rende tutti codardi » : ci rende inerti come neonati, pigmei invece di giganti come potremmo essere se fossimo liberi da paura. Il timore è alla base di tutti i nostri insuccessi, di quasi tutte le infermità, le miserie, le sventure. Ma è stata promessa la liberazione persin dalla paura del male allorché ci rifugieremo nel «ricettacolo dell'Altissimo»:

Salmo 91 - « Tu non temerai lo spavento notturno... ».

Salmo 27 - « Egli mi nasconderà nel Suo tabernacolo nel giorno dell'avversità; egli mi occulterà nel nascondimento del suo padiglione ».

Salmo 31 - « Tu li nascondi, nel nascondimento della tua faccia, dalle superbie degli uomini; tu li occulti in un tabernacolo lungi dalle brighe delle lingue ».

5. Il ricettacolo! Perchè chiamarlo il ricettacolo? Che cos'è? Dove potremo trovarlo? Come dimorarvi?

6. Esso è un ricettacolo perchè è il luogo dove il Cristo, che sta al centro del nostro essere, s'incontra con la nostra consapevolezza : è un luogo segreto nel quale nessun estraneo può entrare o far entrare. Si tolga dalla mente l'idea che questo nascondiglio, o ricettacolo, dove realizziamo la nostra natura divina, possa esserci conferito da un essere umano. Nessuno vi può penetrare dall'esterno. Centinaia di anime ardenti cercano notte e giorno questa rivelazione intima; vanno da un maestro all'altro, facendo talvolta sacrificii finanziarii per fare fronte agli impegni assunti.

7. Si potrà studiare all'infinito con maestri e su libri; si potrà acquistare tutta l'erudizione teologica dei secoli; si potrà comprendere intellettualmente ogni affermazione di verità ed esporla con una facilità che scorre come l'olio; ma fino a che non vi sarà una rivelazione della realtà del Cristo, dimorante nell'intimità nostra, e per mezzo del quale sgorgano la vita, la salute, la pace, il potere ed ogni cosa (poiché Egli è il tutto), non avremo trovato « il segreto del Signore ».

8. Molti sono disposti a dare tutto ciò che posseggono per acquistare questa conoscenza, la consapevolezza di Dio dimorante nell'anima: ben a ragione, poiché questa è la conoscenza suprema. Anche Paolo, dopo venticinque anni di apostolato e di predicazione meravigliosa, disse: « Io reputo tutte queste cose essere danno di fronte alla eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale rinunziai a tutte codeste cose, e le reputo tanta spazzatura affin di guadagnare Cristo » (Fil. 3:8) (ossia, la consapevolezza del suo Io divino).

9. Ciò che si cerca così ardentemente non sarà mai trovato da chi si limita esclusivamente alla ricerca mentale, come non è stato trovato nel passato da chi si limitava esclusivamente al lato emotivo. Intuizione ed intelletto sono fatti per agire d'accordo, l'intuizione tenendo sempre le reclini per guidare l'intelletto. « Venite, e ragioniamo insieme », dice il Signore. Se fino ad ora si è coltivato e sviluppato solo il lato intellettuale della verità (cosa probabile), è necessario ora, per acquistare la pienezza dell'intendimento, lasciare la parte mentale o ragionante in riposo. « Divenite come piccoli fanciulli » e, imparando ad astrarci, porgiamo orecchio a ciò che il Padre ci dirà attraverso l'intuizione. La luce tanto sospirata scaturirà dal silenzio profondo e si manifesterà nell'intimità, purché si stia fermi e la si attenda da quella sorgente.

10. Questa conoscenza tanto bramata, del Dio in noi, è quella della quale Paolo scrisse ai Colosse-si così: « Il mistero che è stato occulto da secoli ed a tutte le generazioni, ma che ora è stato manifestato... Cristo in voi, speranza della gloria » (Col. 1: 26). Il « ricettacolo dell'Altissimo », nel quale ciascuno di noi può dimorare al riparo da ogni malanno o spavento di male, è il luogo dell'unione mistica tra l'anima e lo Spirito (il Dio in noi), nel quale non soltanto ora crediamo, ma sappiamo che Dio mediante il Cristo dimora sempre al centro dell'essere, nella forma di salute perfetta, liberazione, prosperità, potenza, sempre pronto a manifestarsi allorché lo chiamiamo. Lo sappiamo. Sentiamo la nostra unità con il Padre e manifestiamo questa unità.

11. Il possesso di un segreto dona potere su di esso. Questa percezione cosciente, personale del Padre in noi è il segreto-chiave di ogni potere. Ciò che desideriamo è che ci venga rivelato questo « segreto » meraviglioso, Chi ce lo rivelerà, se non « lo Spirito di Verità, che procede dal Padre »? Nessun altro, di certo, Nessun uomo sulla superficie della terra sa o saprà mai quale sia la conoscenza o l'opera che Dio rivelerà per mezzo di un altro: solo colui al quale la rivelazione interessa lo potrà sapere, mediante lo Spirito in lui dimorante.

Quel ch'Egli dice a me, tu non lo sai; né io so ciò che dice a te; ma ogni anima, in fin dei conti, deve trattare direttamente col Padre per mezzo del Figlio dimorante in essa.

12. Non si va sui tetti a proclamare i segreti; tanto meno questo, il più grande dei segreti, si potrà trasmettere dall'uno all'altro. Dio, creatore dell'essere, lo sussurra ad ogni anima vivente, nella sua intimità. « A chi vince (ossia, è scientemente sulla via di vincere), io darò la manna nascosta, e gli darò una pietruzza bianca (ossia, una mente tersa come una tavolozza bianca), e sulla pietruzza scritto un nome movo che nessuno conosce, se non colui che lo riceve » (Apoc. 2:17). Questo nome è tanto segreto che non può neppure essere espresso in linguaggio umano o ripetuto da labbra umane.

13. Occorre oggi per tutti che le parole di Verità imparate diventino per noi parole di Vita.

Occorre una rivelazione di Dio in noi come vita che si esprima mediante la consapevolezza personale quale nostra salute. Non sono più sufficienti le parole rivolteci dall'esterno.

Occorre una rivelazione di Dio come amore in noi, così che tutto il nostro essere ne sia riempito, e vibri di amore: un amore che non ha bisogno di essere suscitato appositamente solo perchè sappiamo che è dovere amare e peccato non amare, ma un amore che sgorghi con la spontaneità e l'abbondanza di una fontana artesiana, talmente esuberante che deve sgorgare.

14. Occorre oggi una rivelazione nella nostra consapevolezza di Dio in noi come Potere onnipotente, così che si possa con una parola o con uno sguardo « operare ciò per cui la Parola fu mandata ».

Occorre la manifestazione del Padre in noi, così da poterLo conoscere personalmente.

Occorre la conoscenza di Dio che opera in noi nel volere e nel fare, affinchè si possa lavorare per la propria redenzione. Abbiamo imparato come compiere la parte esterna, ma ora siamo giunti al punto in cui bisogna imparare meglio l'atteggiamento che si deve assumere per essere individualmente consapevoli dell'opera divina interna.

15. Maria parlò con Gesù risorto, credendo che
fosse il giardiniere; quando poi improvvisamente
egli pronunciò il suo nome, un raggio di pura intel
ligenza la compenetrò, e subitamente la rivelazione
dell'identità del Maestro si fece nella sua anima.

16. Ancora secondo la storia sacra, Tommaso,
detto Didimo, aveva seguito giornalmente per tre
anni il più portentoso Maestro di cose spirituali che
sia mai esistito. Egli aveva osservato la vita di que
sto Maestro ed aveva goduto persino della sua pre
senza fisica e spirituale; aveva ricevuto tanto di am
maestramento mentale ed insegnamento esteriore
quanto ciascuno di noi. Un giorno però gli venne
una rivelazione interna che lo fece esclamare: « Signore mio, e Dio mio! » Il nome segreto, ignoto agli altri, gli era stato conferito in quel momento. In un batter d'occhio era venuta alla sua comprensione la manifestazione del Padre in lui come suo Signore e suo Dio. Non più semplicemente nostro Padre e nostro Signore, ma mio Padre e mio Signore: il mio Io divino rivelato a me personalmente.

17. Non è questo ciò che ognuno brama?

18. Giunge il momento per ogni anima quando non è più soddisfatta di aiuto esterno, nò lo cerca; giunge il momento in cui comprende che la rivelazione intima del « Signore mio e Dio mio » alla consapevolezza può soltanto venire per il tramite di una Potenza insita, sempre presente, e che aspetta con impulso continuo ma con infinita pazienza di far conoscere il Padre al figliuolo.

19. Questa rivelazione non verrà mai alla consapevolezza per mezzo dell'intelletto umano, bensì dall'intuizione all'intelletto, come una manifestazione dello Spirito all'anima. « Or l'uomo naturale non riceve (ne può impartire) le cose dello Spirito di Dio, perchè gli sono pazzia; e non le può conoscere, perchè le si giudicano spiritualmente » (1 Cor. 2:14) e devono essere spiritualmente impartite.

20. Nell'ansia di ottenere la luce desiderata, ci siamo serviti di ogni sorgente che era alla nostra portata; siamo corsi su e giù perchè non sapevamo come servirci dello Spirito che è in noi.

Nessuno fraintenda ciò che è detto circa il rivolgersi ai maestri. I maestri sono utili e necessari fino ad un certo punto. Infatti: « come dunque invocheranno colui nel quale non hanno creduto? e come crederanno in colui del quale non hanno udito parlare? e come udiranno se non v'è chi predichi? » (Rom. 10:14).

21. Libri e conferenze sono buoni; utili sono i maestri fino a che si ha appreso che Cristo, il Figlio di Dio, vive in noi, ch'Egli dentro di noi è la nostra luce, vita, e tutto. Una volta però afferrata sicuramente questa verità con l'intelletto, i maestri non occorrono più: allora ogniqualvolta uno si rivolge ad essi, non fa che allontanare il giorno della rivelazione diretta. Che il Cristo vive in noi è un fatto che lo Spirito stesso ci deve rendere reale. I maestri parlano della luce, ma la luce stessa deve lampeggiare nelle tenebre prima che possa diventare per noi reale.

22. Se il maestro fosse rimasto con i discepoli, essi non avrebbero mai superato lo stato di dipendenza dalla parola pronunciata dalle sue labbra, perchè avrebbero continuato a seguire le orme della sua personalità.

23. Gesù sapeva che i suoi trattamenti di illuminazione spirituale, dati ai discepoli dalla sua conoscenza della Verità, avrebbero agito in essi come un « seme-pensiero », ma sapeva anche che ogni uomo deve da se stesso attingere da Dio la luce interna duratura e reale. Dio solo può sussurrare a ciascuno individualmente il segreto.

24. L'investitura del potere non avrebbe potuto venire ai discepoli per mezzo di una personalità altrui, fosse pure quella di Gesù con la sua grande potenza spirituale ed il suo discernimento: essa doveva venire « dall'alto » ad ogni consapevolezza individualmente. Era la « promessa del Padre che avete udito da Me »; egli aveva soltanto parlato loro di essa, ma non era autorizzato a conferirla.

25. Così per ciascuno di noi questa invocata luce spirituale, questa investitura del potere per la quale saremmo pronti a vendere tutto ciò che abbiamo, deve venire «dall'alto», cioè alla nostra cmsapevolezza dallo Spirito che è in noi. Questo è il segreto che il Padre, con impulso infinitamente tenero, vuole rivelare ad ogni anima; e questo volere del Padre in noi di rivelare il segreto è l'impulso che ci spinge a desiderare la rivelazione: è lo scopo per il quale siamo venuti al mondo, perchè potessimo passo passo svilupparci fino all'idoneità per la rivelazione del segreto della Sua immanenza.

26. Nessuno si lasci confondere da eventuali apparenti contradizioni in queste lezioni. E' stato detto precedentemente che troppa introspezione non è utile; lo ripetiamo perchè vi sono taluni che, nella bramosia di conoscere Dio, vanno cercando maggiore luce per se stessi e trascurano di usare, in aiuto degli altri, quella che già posseggono.

27. Occorre una giusta proporzione fra quel che si riceve dal Padre e quel che si dà al mondo, un perfetto equilibrio tra flusso e riflusso, per mantenere l'armonia perfetta. Ognuno deve imparare ad attingere da Dio il rifornimento, per poi impartire al prossimo sotto la guida dello Spirito, ciò che ha ricevuto, sia predicando, insegnando, od in silenzio vivendo la Verità. Quanto sarà in noi si irra-dierà automaticamente attorno, proprio là dove ci troviamo, e ciò senza sforzo alcuno da parte nostra.

28. Allorché la Verità è insegnata puramente dal lato mentale, si insiste molto sulla necessità dell'educazione del pensiero mediante negazioni ed affermazioni nel compimento dell'opera della propria redenzione. Va benissimo. Vi è però un altro aspetto dell'insegnamento che dobbiamo conoscere meglio: dobbiamo imparare a tacere e lasciare che lo Spirito, l'Io Sono, operi in noi aftinché si possa veramente divenire « nuove creature », sì da avere la mente eristica in ogni cosa.

29. Quando avremo imparato ad abbandonarci interamente allo Spirito infinito, ed a trovare il tempo di fare questo giornalmente, rimarremo sorpresi dal cambiamento notevole che avverrà in noi, senza alcuno sforzo cosciente.

30. Lo Spirito infinito penetrerà profondamente nella mente subcosciente e sradicherà caratteristiche della natura umana precedentemente ignorate, semplicemente perchè giacevano latenti, attendendo di essere portate alla superficie; apporterà alla consapevolezza la luce, la vita, l'amore ed ogni bene, colmando pienamente ogni necessità, mentre restiamo in ricettiva attesa.

Dei passi pratici per muovere in questa direzione parleremo in altra lezione.

31. Paolo che aveva conosciuto questa via della
fede, che sapeva « restar fermo » per lasciare operare l'Io Sono nella sua consapevolezza per soddisfare tutte le sue necessità, non ebbe ne paura né vergogna di dire:

32. « Per questa cagione, dico, io piego le ginocchia al Padre del Signor nostro Gesù Cristo,

33. « dal quale ogni famiglia nei cieli e sulla terra prende nome,

34. « perchè Egli vi dia, secondo la ricchezza della sua gloria, d'essere potentemente fortificati mediante lo Spirito suo nell'uomo interiore;

35. « e faccia che Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, affinchè, essendo radicati e fondati nell'amore,

36. « siate resi capaci di abbracciare con tutti i santi qual sia la larghezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità dell'amore di Cristo;

37. « e di conoscere questo amore che sorpassa ogni conoscenza, affinchè giungiate ad essere ripieni di tutta la pienezza di Dio ».

38. Egli dà quindi testimonianza di lode « a Colui che può, mediante la potenza che opera in noi, fare infinitamente al di là di quel che domandiamo o pensiamo» (Efes. 3:14-20).

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