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Lezioni Dì Verità: Definizione dei termini impiegati negli insegnamenti metafisici

1. Un grande pregio del Sermone sul Monte è la semplicità perfetta del linguaggio in cui è espresso. Fanciulli ed adulti, anche senza cultura, solo che sappiano leggere, lo possono comprendere. Non vi è parola che richieda l'uso del dizionario; ogni frase indica la via con chiarezza, così che « il viandante, anche se ignaro, non può errare ». Il Nazareno è la più completa e perfetta manifestazione della Mente Unica che mai abbia vissuto; cioè, si rende visibile quella Sapienza che è Dio, più in lui che in alcun altro. Più una persona manifesta la vera Sapienza - Dio - più sono semplici i suoi pensieri e le sue azioni, più semplici le parole con le quali esprime le sue idee. Più la verità è grande, e più con semplicità può essere (e dovrebbe essere) espressa.

2. Emerson disse : « Il conversare con una mente che è grandemente semplice fa apparire tutta la letteratura una mera ordinatrice di parole ».

3. Nella metafisica di oggi vengono impiegati molti termini che confondono coloro che non hanno seguito un corso regolare di lezioni sull'argomento. Sembra utile quindi dare una spiegazione chiara e semplice di certe parole di uso più frequente, così che tutti possano comprendere.

4. Si legge molte volte l'espressione: « trasmissione del pensiero », il che vuol dire semplicemente trasportare il pensiero dalla mente di una persona a quella di un'altra, senza ricorrere a paròla, né scritta né parlata. In genere, per comunicare con un assente si riteneva indispensabile trascrivere i pensieri su carta e farli recapitare al destinatario. Col progresso venne il giorno in cui lo Spirito rivelò all'intelletto di un uomo il potere di un fluido sottile, non tangibile, chiamato elettricità, usabile per trasmettere un messaggio da un luogo ad un altro, purché si disponesse di un filo di collegamento dei due punti e sul quale potesse scorrere, più le batterie appropriate, a ciascuna estremità di esso, per provvedere al rifornimento dell'elettri-cita stessa.

5. Più recentemente alcuni studiosi hanno capito che si può anche fare a meno delle batterie e del filo di rame, e che si può proiettare il proprio pensiero direttamente attraverso lo spazio fino a raggiungere un'altra mente che lo può percepire — si dice, insomma, che ha « afferrato » il pensiero. E' una specie di telegrafia mentale chiamata telepatia.

6. Nessuno ha il diritto di usare il potere della trasmissione del pensiero per imporre un proprio proposito ad un altro. Può darsi che, conoscendo un amico ricco, si voglia trasmettergli l'idea di aiutare una buona causa che ci appassiona, o qualche persona bisognosa, giustificando l'azione col dire: « Questo non è egoismo; non cerco nulla per me; è giusto ch'io aiuti gli altri ». Come pure si potrebbe pensare lecito tramandare ad un altro il pensiero di recarsi ad una riunione di preghiera od in qualche luogo pio, nell'intento di guidarlo sulla via retta della vita. Guardiamoci bene dall'uso della trasmissione del pensiero per tali scopi, anche se alla nostra mente mortale può sembrare l'unico mezzo per arrecare del bene al nostro vicino. Noi non possiamo giudicare per un altro; soltanto lo Spirito che vive in ognuno di noi può conoscere quel che è utile. Non abbiamo nessun diritto di interferire tra un individuo ed il Dio che è nell'anima sua, di penetrare furtivamente nell'intimo recesso di un essere per fare sì ch'egli prenda questa o quella via. Guardiamocene, perchè il torto fatto ad altri ricade inesorabilmente su chi l'ha fatto.

7. Si ha il diritto di impiegare la legge della trasmissione del pensiero unicamente per ridestare la natura divina del prossimo, ripetendo in silenzio qualche affermazione simile a questa: «Dio vive in te. Egli guida le tue azioni; Egli ti conduce dove è Sua volontà che tu vada; Egli opera in te perchè tu desideri e faccia la Sua volontà », e così via. In seguito dobbiamo accettare la manifestazione quale che sia, riconoscendola momentaneamente volontà di Dio, anche se ci semhra il contrario di quello che avevamo stabilito.

8. Un'altra terminologia spesso impiegata e non compresa è la « trasformazione chimica ».

9. Chi ha provato a mettere della soda nel latte agro, nel sidro o in qualsiasi altro liquido acido, avrà veduto l'azione agitata, effervescente, che ne segue. Una sostanza neutralizza l'altra, e dall'azione viene un risultato migliore.

10. Questo illustra ciò che avviene talvolta nell'anima e nel corpo nostro. Supponiamo di aver vissuto in pensiero erroneo e che il corpo da anni ne subisca l'influenza, tanto da essersi indurito, per così dire, nella falsa credenza. Se viene in seguito applicata la conoscenza della Verità, con delle negazioni ed affermazioni incisive, com'è stato insegnato, la novità crea, appunto perchè è Verità, nei primi giorni nuova speranza, nuova gioia e salute. Dopo un po' ne sussegue una specie di fermento, od agitazione mentale. Si patisce un nervosismo, una paura in fondo all'essere. Se abbiamo sofferto di malattie nel passato, si sente un ritorno dei sintomi; se vi sono state delle abitudini cattive, le vecchie tendenze si risvegliano: se abbiamo praticato le negazioni e le affermazioni al riguardo di affari, portandoli ad un punto lusinghevole, d'un tratto essi subiscono un arresto, sembrano peggiorare. Tutta la fiducia che ci aveva sostenuto per qualche giorno sembra essere stata illusione e si ha il presentimento di un crollo generale.

11. Che cos'è successo? Solo questo: vi è stato uno scontro tra la pristina situazione, basata sulla paura, la menzogna ed il pensiero erroneo, ed il pensiero nuovo, la Verità infiltrantesi. Il vecchio io mortale si ribella contro la Verità. Egli si sente scoraggiato, impaurito, come se fosse scoperto in un atteggiamento disonesto. Non bisogna temere. Ciò che si verifica sul piano mentale è simile a ciò che abbiamo veduto sul piano materiale riguardo l'azione chimica tra l'alcalino e l'acido, il cui risultato è sempre un miglioramento.

12. Quest'agitazione non accade a tutti, bensì più probabilmente a coloro che sono stati più saldamente fissi e quasi cristallizzati nelle vecchie credenze. La resistenza in essi è maggiore. Le persone meno stabili nelle loro convinzioni sono invece più malleabili mentalmente e fisicamente e meno atti a subire la « trasformazione chimica ». Il fenomeno poi si produce più facilmente con l'uso delle negazioni che delle affermazioni, Vi è sempre meno resistenza quando si è dolcemente guidati nella Verità, che quando gli errori vengono direttamente e vigorosamente combattuti. Se accade di trovarsi in questo stato di agitazione interna, con l'aggravarsi delle vecchie e cattive condizioni, basta affermare costantemente: «Non vi è niente, assolutamente niente da temere; l'amore perfetto regna e tutto è bene. Sta in pace ». Ben presto le condizioni migliori appariranno e ci accorgeremo di essere saliti ad un grado molto più alto di quello raggiunto prima.

13. Non si deve aver paura della parola, né del fenomeno della « trasformazione chimica », come accade a taluno, perchè in realtà non vi è niente da temere.

14. Le parole « personalità ti ed « individualità » banno un significato diverso, ben preciso per la mente esercitata, ma sono spesso impiegate scambievolmente, senza riguardo al significato vero, da chi non bada al valore delle parole.

15. La « personalità » si riferisce alla parte mortale dell'uomo — la mente mortale, la persona, l'esteriorità — e fa parte di ciò che è governato dall'intelletto. La nostra personalità può piacere o non piacere ad altri. Se diciamo di un tale che ci è antipatico, vuol dire che la sua personalità non ci va a genio; cioè, quella esteriorità che ci si presenta: l'uomo mutabile contraddistinto dall'essere vero, ossia l'intimo.

16. La « individualità » è il termine usato per denotare l'uomo immortale. Più Dio si manifesta per mezzo di una persona, tanto più questa dimostra l'individualità. Con ciò non s'intende che l'individualità sia maggiore quando si è religiosi. Ricordiamoci che Dio è Sapienza, Intelligenza, Amore, Potere. Quando uno di questi attributi (oppure tutti) viene manifestato nel regno della visibilità in maniera più accentuata per mezzo di un uomo, l'individualità di costui è aumentata.

17. Emerson fu una grande individualità, ma una piccola personalità: egli fu dignitosamente semplice e la sua natura — o personalità — fu modesta, riservata. Nella stessa proporzione con cui la sua mente mortale fu incline a ritirarsi ed a essere considerata di poca importanza, l'immortale, il Dio in lui, risplendette più vivido.

18. Giovanni il Battista, che rappresenta la personalità, ossia la mente mortale, disse, parlando di Gesù, che rappresenta invece l'individualità, ossia la natura divina: « Conviene che Egli cresca e ch'io diminuisca ».

19. L'individualità è quella parte di noi che non cambia mai d'identità. E' ciò che ci distingue l'uno dall'altro. La personalità può diventare somigliante a quella di coloro con cui siamo associati; l'individualità non muta mai.

20. I due termini, dunque, non devono essere confusi. Si può avere una personalità aggressiva, pronunciata - l'uomo esteriore - che può, per un certo tempo aprirsi la via attraverso ogni ostacolo e raggiungere i suoi fini; ma un'accentuata individualità non combatte, non inorgoglisce, non è soggetta a simpatie ed antipatie, ne le suscita in altri; essa è Dio manifestato in alto grado per mezzo dell'anima umana, e tutte le personalità effimere piegano le ginocchia innanzi ad essa, riconoscendone la superiorità.

21. Sviluppiamo individualità quando ascoltiamo la voce che sorge dall'intimo recesso dell'anima e la seguiamo coraggiosamente, anche se ci differenzia dagli altri, ciò che inevitabilmente accade. Sviluppiamo invece la personalità, nella quale troviamo la superbia, il timore della critica e tutte le specie di egoismo, quando ascoltiamo le voci che vengono dall'esterno, lasciandoci guidare da motivi egoisti, anziché da ciò che è più elevato in noi. Cerchiamo dunque di sviluppare e di portare nel mondo visibile la nostra individualità, e non la nostra personalità. Quanto l'una cresce, altrettanto l'altra deve diminuire.

22. Ogni qualvolta proviamo timore oppure ci sentiamo piccoli davanti a qualcuno, gli è perchè ci sentiamo di fronte ad una personalità più forte che soggioga la nostra. Molte anime timide vanno per il mondo sentendosi sempre inette, ritenendo gli altri sempre più capaci e bravi di loro. Temono quando incontrano una persona positiva e presuntuosa; nella sua presenza si piegano come il grano nel campo allorché il vento impetuoso lo percuote. Sembrano volersi squagliare eternamente.

23. Tutto ciò, o miei cari timidi, non accade perchè quel tale è veramente più saggio o migliore, bensì perchè la sua personalità - l'uomo mortale o esterno - è più imponente. Tale sentimento non si prova mai davanti ad una forte individualità. L'individualità in un altro non solo suscita in noi l'ammirazione per la sua superiorità, ma al suo contatto si rivelano per noi le nostre possibilità inerenti, il che dà un senso di sollievo e di conforto. Questo avviene perchè una pronunciata individualità significa semplicemente una maggiore manifestazione nel visibile del Divino per mezzo di quell'anima, e questo, per un certo procedimento mentale ha la facoltà di destare maggiormente il Divino in noi.

24. Per colui che desidera sapere il modo di evitare di essere sopraffatto e soggiogato da una forte personalità altrui, raccomandiamo:

25. Ricorda sempre che la tua personalità deri
va dalla parte mortale di te stesso, mentre l'indivi
dualità deriva da dio.

Affermiamo silenziosamente la nostra individualità, la nostra unità con Dio, perciò la superiorità di essa sulla personalità. Può Dio temere qualcuno?

26. Se siamo per natura propensi alla timidezza ed all'avvilimento, concentriamoci come segue, fino a che tale stato non sia superato : allorché per la via si vede qualcuno venirci incontro, fosse anche un estraneo, affermiamo in silenzio: « Io sono una parte di Dio in manifestazione; io ed il Padre siamo uniti; questa persona non ha nessun potere su di me, perchè Io sono al di sopra di ogni personalità )). Il perseverare in questa abitudine di pensiero e di affermazione, ogni volta che ci incontriamo con altri che ci danno soggezione, porterà presto al riconoscimento che nessuno, per Quanto invadente ed esuberante, ha la facoltà di turbare il nostro equilibrio. Avremo fiducia nel nostro vero Sé, sapendo che ciò significa avere fiducia in Dio.

27. Anni fa fui sottoposto ad un senso di schiavitù di fronte alla forte ed invadente personalità di un tale con cui da parecchi mesi mi trovavo intimamente associato. Sembrava ch'io vedessi le cose con gli occhi altrui e, sebbene me ne accorgessi, non potei liberarmene. Questa persona, con poche parole, era capace di farmi credere che tutto ciò ch'io facevo e che dicevo era sbagliato e che ero buono a nulla. Fui sempre così abbattuto dopo i nostri incontri che sentivo di non poter concludere alcunché di soddisfacente.

28. Dopo aver tentato invano durante molte settimane di liberarmi da tale debolezza, capitò un giorno in cui canuninavo per la via col pensiero fisso e l'intenzione ardente di trovare la mia libertà. Già parecchie volte avevo affermato a me stesso che quella tale personalità non aveva il potere d'influire su di me, nò di soggiogarmi: però senza risultato. Quel giorno andai più in là e dichiarai mentalmente: « Non esiste nell'universo una personalità simile », e ripetei questa constatazione molte volte, Dopo un po', cominciai a sentirmi meravigliosamente sollevato, come se le mie catene stessero sciogliendosi. Poi una voce interna mi spinse a muovere ancora un passo, e continuai: «Non esiste una personalità; non c'è altro che Dio ». Dopo aver ripetuto vigorosamente per un po' di tempo queste parole, mi sentii del tutto sciolto da ogni legame: fui assolutamente libero. Da quel giorno in poi, senza sforzi ulteriori, mi sono mantenuto indipendente da qualsiasi influenza di quella personalità, come se non fosse mai esistita.

29. Se dunque, talvolta, l'affermazione più blanda della Verità non riesce a liberare dalla soggezione di menti altrui, si tenti quella più energica : « Non vi è personalità nel mondo; non vi è altro che Dio », e senza dubbio seguirà la liberazione.

30. Più s'impara ad agire secondo i dettami della voce che parte dall'anima nostra, tanto più forte e più pronunziata sarà la nostra individualità.

31. Se ci sentiamo timidi ed avviliti di fronte ad una forte personalità, o mente mortale, ricordiamoci che, come dice Emerson, « L'Anima (Dio) ha bisogno di uno strumento quale io sono ». Poiché Dio ha bisogno di noi per poterSi, in qualche speciale maniera manifestare per mezzo nostro • una maniera per la quale Egli non può servirsi di alcun altro strumento - che bisogno c'è di avvilirsi davanti ad altri, per quanto essi possano sembrare importanti?

32. Per quanto sia umile la nostra posizione nella vita, per quanto si sia sconosciuti al mondo, per quanto sembrino minime le nostre capacità odierne, tanto siamo necessari a Dio per la Sua manifestazione - nell'impulso mediante il quale Egli si proietta sul piano visibile - quanto l'intelletto più brillante e la persona più colta del mondo. Ricordiamo questo sempre, e cerchiamo di agire secondo la natura più alta che è in noi.

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