1. Come si deve cercare il ricettacolo, dove trovarlo, come dimorarvi? Queste sono le domande che oggi, più che in qualunque altra epoca della storia del mondo, turbano il cuore dell'umanità. Il trovare la risposta è la nostra principale preoccupazione.
2. Mediante l'affermazione di parole di verità e lo sforzo di manifestare la luce che già abbiamo ricevuto, ci avviamo rapidamente verso l'ora in cui saremo consapevoli della perfetta mente eristica, dell'amore, della bellezza, della salute e della potenza insita in essa.
3. Non dobbiamo essere impazienti di ottenere la manifestazione completa. Sia tenuto presente che il desiderio nostro, per quanto sia grande, è sempre dovuto alla spinta divina operante in noi. « Niuno può venire a me, se non che il Padre che mi ha mandato lo attiri » (Giov. 6: 44). Il Padre in noi vuol rivelarci il segreto della Sua presenza, senza di che non avremmo mai sentito la brama di scoprire 1 arcano, ne di conoscere Verità.
4. Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi e vi ho costituiti perchè andiate e portiate frutto » (Giov. 15:16).
5. Lettore, chiunque tu sia e dovunque ti trovi, sia sul pulpito a predicare il Vangelo o nella più umile casetta a cercare Verità, volendo manifestarla in una vita più pura, più forte e meno egoista, sappi ora e sempre che non sei tu a cercare Dio, ma è Dio che cerca te. Il tuo desiderio di una manifestazione maggiore è l'eterna Energia, che trattiene i mondi nelle loro orbite, che cerca per mezzo tuo un più ampio campo d'azione. Non occorre preoccuparti od impazientirti. Impara a lasciarLa agire.
6. Dopo aver cercato qua e là una soddisfazione ai desideri del cuore, ci rivolgiamo in fine a Colui che solo è l'esaudimento di ogni desiderio ed attende di manifestare sempre più Sé, per mezzo nostro ed in noi. Se tu desiderassi il mio amore od altro che io sono, non quello che io ho, non ti rivolgeresti ad altri. Questi potrebbero assicurarti che io sono pronto ad accogliere la tua richiesta; tuttavia è necessario che tu venga a me per ottenere ciò che io rappresento per te, perchè infatti lo sono.
7. Dopo tanti sforzi per trovare la luce e la Verità, ognuno per proprio conto deve in qualche modo imparare a dipendere da Dio per ricevere la rivelazione intima di Verità e della sua unione con Lui.
8. La luce che chiediamo non è una cosa che Dio ci regala : è Dio stesso. Dio non dona vita o amore come oggetti : Dio è Vita, Luce, Amore. Quello effettivamente che chiediamo perciò è di essere maggiormente consapevoli del Divino in noi, senza preoccuparci del nome che vogliamo dare a ciò che è richiesto.
9. Il conferimento del potere deve venire dal l'alto, da un regno dentro di noi, più elevato di quello della mente della quale siamo tuttora co scienti. E' lo Spirito Santo (« santo » significa sa no, completo, intero) che, dal centro dell'essere, si diffonde fino a raggiungere la mente cosciente. La luce che si brama non può venire in nessun altro modo, né può la potenza in altro modo manifestarsi.
10. Si parla del « Silenzio ». Per molte persone la parola non ha grande significato, perchè queste non hanno ancora imparato a « dipendere da Dio », né a sentire altra voce che quella proveniente dall'esterno. Dal mondo esterno viene il rumore, non mai da Dio. Dio opera nella quiete, e l'uomo può dipendere dal Padre in modo tale da diventare conaspevole della Sua opera calma ed interiore: l'opera di esaudimento dei suoi desiderii. « Coloro che cercano il Signore non hanno privazione di alcun bene ». « Coloro che sperano nel Signore acquistano nuove forze ».
11. In uno dei suoi racconti, E. E. Hale parla di una fanciulla la quale, pur trastullandosi volentieri in campagna con le farfalle e gli uccelli, usava recarsi frequentemente alla vicina cappella per pregare. Dopo la preghiera, la fanciulla rimaneva in silenzio per alcuni minuti, « attendendo », diceva, « per sentire se Dio voleva dirle qualcosa ». I fanciulli, infatti, sono sempre i più vicini al Regno.
12. Per iniziarsi alla pratica del « Silenzio » non occorre cercare la compagnia di altri. La presenza di altri tende a distrarre la mente. Si deve prima imparare a comunicare da soli con il Creatore dell'universo che da Se stesso costituisce tutta la compagnia. Quando un giorno saremo riusciti ad isolarci dal mondo esteriore ed a stare soli con Lui, potremo allora riunirci con altri per vegliare a vantaggio loro e nostro.
13. Il « Silenzio » non è uno stato di abbandono ozioso; quantunque si sia in un atteggiamento passivo, tuttavia è un atteggiamento di attiva attesa di Dio. Per dedicarsi all'esercizio, conviene scegliere un'ora in cui non si teme di essere disturbati e quando ci si sente di poter, per un po' di tempo tralasciare ogni preoccupazione. Si cominci il Silenzio innalzando il cuore in preghiera al Padre dell'essere. Nessuno tema con ciò di divenire troppo (( ortodosso »; non si tratta certamente di supplicare un Dio che ha già dato « tutte le cose di cui avete bisogno », Abbiamo già imparato che, prima ancora di chiedere, Egli ha già provveduto a darci ciò che desideriamo, senza di che non avremmo potuto desiderarlo.
14. Sappiamo di non dover supplicare e scongiurare Dio con preghiere vuole, ossia senza fede. Il conversare però direttamente col Padre durante i primi istanti del Silenzio aiuta a concentrare l'attenzione sull'Eterno. Moltissimi fra coloro che cercano sinceramente di appartarsi e « dipendere da Dio » trovano che, appena si sono seduti e hanno chiuso gli occhi, la mente invece di concentrarsi si riempe di pensieri futili ed immagini vane: è un rapido susseguirsi di pettegolezzi che passano magari da considerazioni sul laccio delle scarpe alle dicerie della settimana, così che al termine di un'ora nulla è stato guadagnato; anzi, si resta scoraggiati.
15. Tutto ciò non è altro che il risultato di aver cercato di vuotare la mente da qualsiasi pensiero. La natura aborre il vuoto, per cui se lo si fa o si tenta di farlo, le immagini-pensiero altrui che riempiono l'atmosfera si precipitano a colmarlo, lasciando l'aspirante lontano quanto mai dalla realizzazione della Presenza divina. E' per evitare questo che si raccomanda di cominciare il Silenzio con una preghiera.
16. Dopo aver pregato così : (( Fa che la Tua volontà sia fatta in me », è più facile affermare con convinzione : « La Tua volontà e fatta in me ». Dopo aver pregato: « Dio, fa che la Tua vita fluisca in me mentre attendo», è più facile affermare: « Dio fluisce attraverso di me come Vita, Pace, Potere ». Naturalmente, la preghiera non cambia l'atteggiamento di Dio verso di noi, ma per la mente umana è più facile e più sicuro avanzare a piccoli passi successivi che fare un salto audace per raggiungere un punto eccelso e rimanervi saldamente. Mentre concentriamo il pensiero su Dio, in stretto colloquio con il Creatore del nostro essere, nessuna forma-pensiero può subentrare per tormentarci o per disturbarci, perchè in questi momenti la nostra mente, invece di essere aperta e sensibile alle cose esterne, è chiusa ad esse e aperta solo a Dio, la Sorgente di ogni bene.
17. Non vi è, ben inteso, formula alcuna che debba ritenersi fissa. Sono però talvolta utili, all'inizio del raccoglimento, le parole, ad esempio, del Salmo 103 che aiutano ad iniziare un colloquio con Dio: « Tu perdoni tutte le mie iniquità (cioè errori) e sani tutte le mie infermità; tu riscuoti dalla fossa la mia vita e mi coroni di benignità » — « mentre in questo stesso momento Ti attendo, qui ». Ad altri forse serviranno le parole del ben noto inno:
Tu sei la vita in me,
o Cristo, Re dei re.
A tutti i miei perchè
risposta vi è in Te.
18. E' bene ripetere le affermazioni molte volte, con calma e senza sforzo, senza sentire che si tratti di raggiungere un Dio lontano, al difuori di noi. Inalziamo il cuore tranquillamente e sinceramente verso le alture in noi esistenti: sia il richiamo al « Padre in me », e sia fatto con fiducia, con senso di riposo, come quando il fanciullo si rivolge all'affetto del padre suo terreno.
19. Vi è chi presenta un viso pallido e contratto, dovuto ad un atteggiamento anormale adottato nel raccoglimento per entrare nel Silenzio; vi è chi trova difficoltà a comprendere che Dio è direttamente nell'essere e prende perciò l'abitudine di cercarlo al di fuori. Queste sono anime che con sincerità ed onestà sono alla ricerca di Dio « se mai giungono a trovarLo », ma non comprendono che in realtà Egli sta loro tanto vicino, proprio dentro il loro cuore. E' errore cercare Dio al di fuori di noi. E' come se un seme piantato nel terreno, solo perchè riconosce nei raggi del sole un principio vivificante, si sollevasse in alto per avere maggiore beneficio dall'azione del sole. Osserviamo subito che cosi facendo mancherebbe di prendere saldamente radice nella terra, secondo quanto Dio ha disposto. L'unico atteggiamento voluto dalla pianta è quello di volgersi verso la luce ed avere fiducia nell'azione del sole.
20. Vi sono poi alcuni che, desiderando crescere spiritualmente e sentendo la necessità di dipendere da Dio nel Silenzio per ricevere la vita rinnova-trice, commettono l'errore di distaccarsi dal corpo. Tale pratica anormale non è né saggia né vantaggiosa, Dopo un po' accusano freddo ai piedi e conge-stionamento alla testa. Mentre l'anima si spinge in alto, il corpo abbandonato diventa di conseguenza debole e non più ricettivo. Tutto questo è erroneo. Nemmeno per raggiungere il Sole della Giustizia ci è consentito di distaccarci dal corpo; dobbiamo invece stare .tranquilli e subire l'azione del sole precisamente là dove ci troviamo. Il sole fa germogliare il seme con quella rapidità che le forze del seme consentono. Non possiamo crescere noi stessi, ma lasciamo che il Sole ci faccia crescere.
21. Dobbiamo però cooperare consapevolmente e non assumere un atteggiamento puramente negativo, come sarebbe il limitarci a non fare resistenza all'azione del Sole; dobbiamo metterci consapevole mente là dove il Sole ci possa illuminare, ed in seguito « tenerci tranquilli e conoscere » che mentre attendiamo Egli opera. Nel dipendere da Dio dobbiamo cercare di assumere un alteggiamento di abbandono della mente e del fisico; tuttavia in questo .procedimento non si tratta di una vera e propria passività, ma vi dev'essere l'appropriazione consapevole di ciò che Dio dona liheramente all'anima in attesa.
22. Vediamo di chiarire meglio : dapprima ci ritiriamo corpo e mente dal mondo esterno. « Entra nella tua cameretta e, serratone l'uscio... » (Matt. 6: 6). La cameretta è il luogo intimo dell'essere, e per entrarvi bisogna rivolgervi il pensiero. Possiamo ripetere : « Tu dimori in me; Tu vivi in me ora ; Tu hai ogni potere; Tu sei la risposta a tutte le mie domande; Tu vuoi irradiare Te stesso dal centro del mio essere al di fuori di me all'esterno fino al mondo visibile, come compimento di tutti i miei voti ». Poi rimaniamo tranquilli, assolutamente tranquilli. Prendiamo un atteggiamento di abbandono e sentiamo che tutto si sta avverando. La Sostanza divina circola effettivamente attraverso il centro del nostro essere verso il mondo visibile in ogni momento dell'attesa, perchè è legge immutabile che « chi chiede riceve », e questa Sostanza si manifesterà come compimento dei nostri voti, se così prevediamo. « Siavi fatto secondo la vostra fede ».
23. Se ci accorgiamo che la mente si distrae, riconduciamola con l'affermazione: « L'opera si sta compiendo; Tu operi in me ed io ricevo ciò che ho desiderato », e così via. Non ricerchiamo segni e miracoli, ma restiamo tranquilli conia sicurezza che la cosa stessa da noi invocata sta venendoci incontro e che presto o tardi si manifesterà.
24. Andiamo anche più in là: pronunciamo parole di ringraziamento all'indirizzo di questa Presenza intima che ha ascoltato ed esaudito e sì sta ma nifestando nel mondo visibile. Nell'atto di ringraziare mentalmente vi è qualcosa che sembra trasportare la mente umana lontano dalla regione del dubbio, verso l'aria pura della fede e della fiducia dove (( ogni cosa è possibile ». Anche se sul principio non siamo consci di aver ricevuto qualcosa da Dio, non dobbiamo turbarci ne cessare di ringraziare. Non si ritorna sui passi fatti; non si ripete la domanda, bensì si continua a ringraziare che già, durante l'attesa, la manifestazione sta producendosi. In tale stato d'animo è sicuro che ben presto ci rallegreremo e ringrazieremo non più per dovere, ma perchè l'adempimento del desiderio è stato manifestato.
25. L'attesa nel Silenzio non deve diventare una schiavitù. Se l'atteggiamento mentale sembra sforzato o « cerebrale », è meglio agire e dedicarci alle nostre attività quotidiane. Se la mente continua a distrarsi, è meglio non insistere, perchè non appena l'atteggiamento diventa rigido, il fluire del Divino nella nostra consapevolezza è immediatamente impedito. Occorre una specie di passività e di abbandono insieme ad un'appropriazione fiduciosa dello Spirito. Possiamo chiamarla una passività attiva?
26. Con lo sviluppo del desiderio e della comprensione spirituale arriviamo al momento in cui desideriamo più di ogni altra cosa che i desiderii dettati dalla Saggezza infinita e dall'Amore siano compiuti in noi. (( 1 miei pensieri non sono i vostri pensieri, ne le mie le vostre vie, dice il Signore. Come i cieli sono più alti della terra, così sono le mie vie più alte delle vostre vie ed i miei pensieri più che i vostri pensieri » (Is. 55:8).
27. I desiderii nostri sono in verità i desiderii di Dio, provati però in misura limitata. Ben presto sono sorpassati questi limiti, e ciò non appena ci accorgiamo che l'essere maggiormente consapevoli del Divino in noi significa avere maggiore benessere, maggiore gioia, maggiore felicità. L'anima poi esultante esprime con slancio il desiderio : « Adempì ora in me l'altissimo Tuo desiderio! » In questa maniera ci rendiamo come argilla nelle mani del vasaio, atti ad essere rimodellati e plasmati « alla stessa immagine », cioè rimmagine della mente del Cristo immanente.
28. Ogni tanto durante l'attesa affermiamo verità formulate con parole più o meno come queste: « Tu ora mi rinnovi secondo il pensiero Tuo altissimo a mio riguardo; Tu irradia il Tuo stesso essere attraverso quello mio, rendendomi simile a Te, poiché nulla esiste al di fuori di Te. Padre, Ti ringrazio, Ti ringrazio! » Siavi assoluta tranquillità mentre Egli opera. « Non per la forza, ne per potenza, ma mediante il mio Spirito, dice il Signore degli eserciti ».
29. Questa attesa, che permette allo Spirito di agire, produce dei cambiamenti meravigliosi nell'essere umano. Subentra una nuova consapevolezza, prima sconosciuta, di calma e serenità; si diventa consci che quaichecosa è avvenuto; si constata che un nuovo potere di sormontare ogni umana limitazione si è destato in noi. Potremo allora coscienziosamente affermare : (( Io ed il Padre siamo uno », affermazione che assume per noi un nuovo significato; ci rendiamo conto che è verità di fronte alla quale c'inchiniamo col cuore pieno di devozione, felici e sereni. Quanto ci trasforma la vita il semplice contatto consapevole con la Sovranima! Ogni difficoltà si risolve, le cose spiacevoli non possono più causare affanno, nessuna personalità od avvenimento di questo mondo ha ormai più il potere di urtarci. Perchè? Perchè momentaneamente vediamo tutto dal lato cristico del nostro essere; vediamo come il Cristo vede. Non occorre più negare il male; siamo sicuri in quel momento che il male è nulla. Non affermiamo più il bene solo perchè spinti dal senso di dovere, ma perchè allegramente, spontaneamente ci sentiamo portati verso di esso. Il bene ci è stato rivelato e la fede è divenuta realtà.
30. Non dobbiamo scoraggiarci se durante l'ora del raccoglimento i risultati non si palesano tutto ad un tratto. Lo Spirito durante ogni momento di quest'attesa opera per fare di noi una nuova creatura in Cristo, una creatura che possegga consapevolmente le precise qualità e potenze eristiche. Forse occorrerà ripetere il procedimento per parecchi giorni prima di avere l'indizio di un cambiamento, ma esso verrà indubbiamente. Presto si conseguirà la capacità di entrare nel Silenzio e godere della comunione consapevole con il Signore, senza indugio, in qualunque momento, in qualunque luogo.
31. Non vi è incoerenza tra questo dipendere da Dio per essere resi perfetti ed il metodo di « affermazione mediante la parola » rivolta al mondo e sterno affinchè la perfezione diventi visibile. Il dipendere dalla Sorgente ed il ricevere coscientemente da Essa rende facile anziché faticosa l'affermazione (vale a dire, l'espressione di pensieri retti mediante parole rette). Proviamo, e ne saremo persuasi.
32. Una chiara rivelazione — la parola divenuta vivente come verità nella consapevolezza — non può non essere corrisposta ad ogni anima che continua a dipendere da Dio. Ricordiamoci però che vi sono due condizioni. La prima è che si deve dipendere da Dio non saltuariamente, ma costantemente si deve dimorare nel ricettacolo dell'Altissimo.
33. Ciò naturalmente non significa che si debba passare tutto il tempo in meditazione e nel Silenzio, bensì che la mente deve mantenere l'atteggiamento di dipendenza da Dio e non quello della continua ricerca di cose materiali; essa deve ascoltare per u-dire la voce del Padre, nella fiducia ch'Egli si manifesti alla sua consapevolezza.
34. Gesù, il nostro Maestro in conoscenza e potere spirituale, consacrò molte ore alla comunione intima con il Padre, e le sue opere più potenti seguirono questi periodi di raccoglimento. Così anche noi possiamo e dobbiamo comunicare intimamente con il Padre se vogliamo manifestare il Cristo in noi. Gesù, però, non trascorse tutto il tempo della sua vita ricevendo soltanto; egli infatti donava quotidianamente ai figli della terra, nelle loro vocazioni a-bituali, ciò che riceveva dal Padre. La sua conoscenza di cose spirituali egli adoperava continuamente per rialzare ed aiutare il prossimo. Noi dobbiamo fare altrettanto, poiché la corrente rinnovatrice della vita e della rivelazione scorre più rapidamente se facciamo parte al prossimo di ciò che abbiamo ricevuto. « Andate, insegnate e sanate », diss'egli. Andiamo dunque, e manifestiamo il Cristo in noi, il Cristo che a nostra volta abbiamo ricevuto dal Padre- Dio opera in noi nel volere e nel fare, ma ciascuno deve lavorare per la propria redenzione.
35. La seconda condizione indispensabile per poter trovare il ricettacolo e dimorarvi è che « la mia speranza dipenda da Lui » — « Anima mia, acquetati in Dio solo, poiché da lui viene la mia spe ranza » (Sai. 62:5). « Sì, certo, vano è il soccorso che s'aspetta dalle alture, dalle feste strepitose sui monti; sì, nell'Eterno, nel nostro Dio, sta la salvez za d'Israele » (Ger. 3:23). Saggio è colui che spe ra nella redenzione del Signore e fiduciosamente l'attende.
36. E' proprio da Lui che aspettiamo la nostra redenzione? non è forse la nostra fiducia riposta piuttosto in libri, maestri, amici, adunanze, associa zioni?
37. « Il Re d'Israele, l'Eterno, è in mezzo a te » (Sof. 3:15). « In mezzo a te » — meditiamo queste parole mentre le leggiamo — dentro di noi, al centro del nostro essere. Ripetiamo questa verità, meditiamoci sopra; è per ognuno, chiunque esso sia, ovunque si trovi. Egli è nel nostro mezzo. A che serve, dunque, questo cercare lontano, questo affanno, per trovarLo?
38. « L'Eterno, il tuo Dio, è in mezzo a te (non l'Iddio che è in un altro, ma l'Iddio che è in te, proprio là dove tu ti trovi), come un Potente che salva; egli si rallegrerà con gran gioia per via di te, si acqueterà nell'amor suo, esulterà, per via di te, con gridi di gioia » (Sof. 3:17). Sei tu il Suo grande amore, sei tu colui nel quale Egli vuol rallegrarsi con gridi di gioia, purché tu ti affidi a Lui, che è dentro di te, anziché al mondo. Il Suo canto e la Sua letizia tanto ti colmeranno che la tua vita sarà un continuo ringraziamento.
39. Il tuo Signore non è il mio Signore, né il mio Signore è il tuo Signore. Il tuo Signore è il Cristo dell'essere tuo, come il mio Signore è il Cristo dell'anima mia.
40. Vi è un solo Spirito, il Padre di tutti, in tutti, ma vi sono diverse manifestazioni od individualizzazioni di Esso. Il tuo Signore è Colui che ti salverà da tutti i tuoi affanni. Il Signore non ha altra cura che quella di manifestarsi a te, per mezzo di te, e così renderti forte con la Sua forza resa visibile, sano con la Sua salute, perfetto mediamela manifestazione della perfezione eristica.
41. Siano tutte le tue speranze nel tuo Signore. Sia la tua comunione con Lui. Rivolgiti spesso al Cristo immanente, come ti rivolgeresti ad un maestro visibile. Quando sei malato, rivolgiti a Dio anziché ai praticanti, Se ti manca la saggezza per saperti regolare tanto al riguardo di cose di piccola che di grande importanza, rivolgiti a Dio, e vedrai quale sapienza meravigliosa neU'agire ti sarà data. Se ti viene il desiderio di pronunciare la parola che libererà un fratello da legami di malattia a di peccato, rivolgiti a Dio e ti sarà data la parola adatta e la potenza che è in essa, poiché sarà animata dalla potenza dello Spirito.
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