« In verità io vi dico che chi dirà a questo monte: Togliti di là e gettati nel mare - se non dubita in cuor suo, ma crede che quel che dice avverrà, gli sarà fattori (Marco 11:23).
« la scienza una volta era fede » (Lowell).
1. La parola « fede » è stata spesso creduta semplicemente la denominazione di una forma ri credenza, basata in gran parte sull'ignoranza e la superstizione. E' una parola che ha suscitato quasi la derisione dei cosidetti « intellettuali », i quali pensano che una conquista nel campo dell'intellettualità sia la più alta forma di conoscenza raggiungibile. Parlano con sdegno della fede cieca come atteggiamento adatto unicamente ai sacerdoti, alle donne ed ai fanciulli, ma non come atteggiamento pratico sul quale si possa basare l'attività della vita quotidiana.
2. Taluno si gloria di aver sorpassato le fasce di quella credenza cieca che non ragiona e di aver raggiunto un punto dove, come essi dicono, hanno fede solo in ciò che si può vedere, che si può toccare, e che può essere spiegato intellettualmente.
3. Paolo, uomo molto intellettuale e dotto teologo, dopo aver scritto a lungo sulla natura della fede e sui risultati meravigliosi che l'accompagnano, cerca di riassumere in poche parole una definizione di essa.
4. « La fede è la sostanza delle cose che si sperano, la dimostrazione di cose che non si vedono » (Ebrei 11:1).
5. In altre parole: la fede s'immedesima con la sostanza delle cose desiderate e porta in evidenza quelle che dapprima erano invisibili. Più in là, sempre a proposito della fede, Paolo dice: « Le cose che si vedono non sono state tratte da cose apparenti »; cioè, le cose che si vedono non sono state tratte da cose visibili, bensì dall'invisibile. Comprendiamo perciò che qualsiasi cosa desiderata esiste nella sostanza invisibile circostante, e che la fede è la forza che può portarla in manifestazione.
Ricordatelo.
6. Dopo aver citato casi innumerevoli di opere meravigliose verificatesi nella vita degli uomini, non per mezzo dei loro sforzi, ma per mezzo della fede, Paolo continua:
7. « E che dirò di più? poiché il tempo mi mancherebbe se narrassi di Gedeone, di Barac, di Sansone, di Jefte, di Davide, di Samuele e dei profeti; i quali per fede vinsero regni, operarono giustizia, ottennero adempimento di promesse, turarono le gole di leoni, spensero la violenza del fuoco, scamparono al taglio della spada, guarirono da infermità, divennero forti in guerra, misero in fuga eserciti stranieri. Le donne ricuperarono per risurrezione i loro morti » (Ebrei 11:32-35).
8. Possiamo desiderare un potere più forte o cose più grandi di quelle citate da Paolo: il potere di sottomettere regni, di tappare le gole dei leoni, di volgere in fuga gli eserciti, e far risorgere i morti? Anche se i nostri desiderii superano tutto ciò, non dobbiamo disperare né esitare nel voler realizzarli, perchè « Uno più grande di me », Uno che sapeva ciò che diceva, disse: « Per colui che crede, tutto è possibile ».
9. Fino a poco fa, ogni qualvolta si accennava alla fede come all'unico potere capace di rimuovere i monti (o di « muovere Dio », cosa più difficile), abbiamo provato un senso di scoraggiamento completo. Mentre credevamo che Dio tenesse ogni cosa buona nelle Sue marii, disposto ad elargirla dietro le nostre insistenze - « secondo la nostra fede » • ciò nondimeno, come potevamo essere certi, anche facendo il massimo sforzo, di possedere abbastanza fede per accontentarLo?
10. Allorché cominciammo a chiedere, comin ciammo pure a dubitare della nostra capacità di raggiungere quel livello di fede richiesto da Dio, livello da cui la nostra sorte si credeva dipendesse. Ci accadde pure di dubitare se, dopo tutto, vi fosse veramente tanto potere nella fede da poter persuadere il Datore di ogni grazia ad accordarci ciò che Egli non ci aveva accordato per lo innanzi.
11. Vista la fede in questa luce, non c'è da meravigliarsi che molti l'abbiano considerata come un fuoco fatuo, adeguato solo alle speranze di deboli donne ed ingenui fanciulli, né cosa dalla quale si potesse ottenere qualche risultato reale e positivo, ne mai sulla quale gli interessi terreni potessero basarsi.
12. Certo vi è la fede cieca. (Taluni dicono che in verità è meglio la fede cieca piuttosto che una mancanza di fede, poiché se vi si rimane fedeli, finisce con l'aprire gli occhi). Vi è tuttavia anche una fede sapiente. La cieca fede è la fiducia istintiva in un potere più alto di noi; la fede sapiente è basata sul principio immutabile.
13. La fede non dipende da fatti fisici o dalla percezione dei sensi, perchè nasce dall'intuizione, o Spirito di Verità, sempre vivente nel centro del nostro essere. La sua azione è infinitamente più grande delle concezioni intellettuali; essa si fonda sulla Verità.
14. Vi è nel nostro essere un legame invisibile che ci allaccia individualmente col Divino: l'intuizione. La fede è come un raggio di luce emesso dal Sole centrale - Dio • che penetra nel nostro essere quando la porta è aperta all'intuizione. Percepiamo il raggio di luce con la nostra consapevolezza, e sebbene l'intelletto non possa afferrare il perchè né il come di esso, sentiamo istintivamente che la provenienza del raggio è tutto il Bene - Dio. Questa è la fede (( cieca ». E' basata su Verità, ma non siamo ancora consapevoli di questa Verità. Anche questa fede, se costante, guida ai risultati desiderati.
15. Che cos'è la fede sapiente? Vi sono delle cose che Dio ha unito insieme così indissolubilmente che non è possibile, neanche per Lui, di scinderle. Sono legate da leggi fisse e immutabili; avendone una, dobbiamo averne l'altra.
16. Evans illustrò questo fatto con le leggi della geometria. Per esempio: in un triangolo la somma degli angoli è uguale a due angoli retti. Non importa se il triangolo sia grande o piccolo, non importa se si trova sulla montagna o sotto il mare, risponderemo senza esitazione alla domanda della somma degli angoli ch'essa è di due angoli retti. Questa era una certezza anche prima che il triangolo fosse tracciato con linee visibili, e noi lo sapevamo in anticipo, perchè è una legge immutabile, basata sulla verità e la realtà del fatto. Essa era già vera prima che fosse conosciuta agli uomini. Ignorare un fatto, o conoscerlo, non lo cambia. Solo però in quella misura in cui lo riconosciamo quale fatto eterna' mente vero, possiamo trarne profitto.
17. E' un fatto matematicamente semplice che uno più uno fa due: è una verità eterna. Non possiamo mettere un'unità ed un'altra insieme senza farne due; possiamo crederlo o no, ma il fatto non cambia. Bisogna però mettere uno ed uno insieme per ottenere due, poiché un risultato dipende dall'altro.
18. Le leggi che governano il regno mentale ed il regno spirituale sono tanto reali e costanti quanto quelle che reggono il mondo naturale. Certe condizioni di mente sono così connesse con certi risultati da esserne inseparabili. Se si trova l'uno bisogna averne l'altro, così sicuramente come la notte segue il giorno - non perchè si abbia accettato la testimonianza di un saggio al riguardo, e neppure perchè l'intuizione ce lo dica, ma perchè tutto è basato su leggi che non possono fallire, né venire infrante.
19. Quando riusciamo a conoscere qualcosa intorno a queste leggi, possiamo prevedere quali risultati seguiranno a certi stati mentali.
20. Dio, unica causa creatrice di tutte le cose, è Spirito visibile quindi alla consapevolezza spirituale, come abbiamo già imparato. Dio è la somma totale di tutto il Bene. Non vi è bene, che si possa desiderare nella nostra vita, il quale non sia nella sua essenza Dio. Dio è la Sostanza di ogni cosa - la realtà entro ogni visibile forma di bene.
21. Dio, la sostanza invisibile dalla quale sono nate tutte le cose visibili, ci circonda in attesa di rivelarsi.
22. Questa Sostanza - Bene - che ci avvolge, è senza limitazione ed è esso stesso k risposta, a qualsiasi domanda possa mere fatta, a qualsiasi necessità possa esistere nel mondo naturale, o visibile.
23. Una delle verità o fatti ineccepibili dell'universo (e per « universo » s'intende tanto il mondo spirituale quanto quello naturale) è che esiste in qualche luogo una sovrabbondante provvista di tutto ciò che può sopperire ai bisogni umani. In altre parole, una provvidenza esiste: attende di essere sfruttata dalla richiesta. Un'altra verità, o realtà, è che la richiesta deve essere il primo movente perchè si ottenga. Riconoscere queste due affermazioni di verità ed affermarle è il segreto della fede sapiente - fede basata sul principio, o sulla conoscenza.
24. Si esamini ciò con la definizione data da Paolo e citata all'inizio di questa lezione: « La fede è la sostanza delle cose che si sperano, la dimostrazione di cose che non si vedono ». La fede s'impossessa della sostanza delle cose desiderate e porta in evidenza e in visibilità, le cose invisibili.
25. Quelle che generalmente sono chiamate le promesse di Dio, sono le verità eterne ed invariabili, tanto se si trovano nella Bibbia quanto nell'almanacco. Sono le affermazioni di fatti che non possono essere modificati. « Una promessa è un messo inviato innanzi per annunciare che qualcosa celata sta per apparire ». E' una dichiarazione che dà il diritto a chi la riceve di esigerne l'adempimento.
26. Il Nazareno riconobbe il fatto immutabile che nel mondo invisibile la soddisfazione di ogni domanda attende la richiesta. Quando disse : « Chiedete e vi sarà dato », egli non fece che affermare una verità assoluta. Egli conosceva abbastanza la legge spirituale per sapere che nel momento in cui si chiede, o si desidera (poiché una domanda è un desiderio espresso), si fa, per così dire, scattare una molla segreta che fa muovere il bene invocato verso di noi. Egli sapeva che non occorre lusingare o supplicare al riguardo, la richiesta essendo semplicemente il conformarsi da parte nostra ad una legge infallibile che non può mancare di agire. Chiedere e ricevere sono i due capi di una stessa cosa: non si può avere l'uno senza l'altro.
27. La richiesta nasce dal desiderio di possedere qualche bene. Che cos'è il desiderio? Un desiderio nel cuore dell'uomo equivale alla Sostanza divina che insiste alla porta della coscienza con la Sua infinita abbondanza, abbondanza di cui non si può fruire senza richiesta. « Avanti che abbian gridato, io risponderò » (Isaia 65: 24). Prima ancora che ci si accorga di qualche necessità, di un desiderio di maggior bene, di maggiore gioia, il cuore del sommo Padre-Madre (1) già lo ha destinato per noi. E' questa esistenza che noi intuiamo, mentre crediamo che l'attività mentale sia esclusivamente nostra. Nell'Infinito, il desiderio di dare ed il dare sono una stessa cosa. Evans dice: (di desiderare una cosa è la cosa stessa in incipienza », cioè quanto è stato desiderato ci viene incontro proveniente dal cuore di Dio (2); ed è la vicinanza della cosa stessa che provoca in noi il desiderio anche prima di rendercene conto.
(1) N. del T. Padre-Madre Dio: L'unione dell'Eterno Femminino e l'Eterno Mascolino. Dio essendo la Totalità rappresenta naturalmente tanto l'attributo femminile quanto quello maschile.
(2) N. del T. Per « Cuore di Dio » intendesi il Centro Universale.
28. Il solo mezzo di cui Dio dispone per farsi conoscere quale Provvidenza infinita e rendere possibile all'uomo di accaparrarsene è il risveglio della scintilla divina in lui dimorante. L'essere umano, mediante questa scintilla, può manifestarsi forte, efficiente, con la padronanza su tutto ciò che lo circonda; a questo fine arriva perchè è immerso nella Sostanza divina che lo compenetra silenziosamente, facendolo partecipe del Suo essere e della Sua vo-volontà fino a raggiungere la sua interiorità. Si ingrandisce, per così dire, il nostro Io reale, e tosto ci si accorge di un desiderio nuovo di maggiore energia, nobiltà, e probità. Questo effetto di compenetrazione modifica il consuetudinario modo di pensare e di desiderare, che invece sarebbe rimasto invariato.
29. Crediamo di volere una salute migliore, maggiore amore, una casa più bella : in breve, i de-sideri si riassumono in un voler minore male (o nessun male) e più bene nella nostra vita. Questo desiderio non è altro che il Divino premente sul nostro essere, quasi dicesse: « Figliuol mio, lasciami entrare; voglio darti tutto il bene, acciocché tu sia più felice e contento ». « Ecco, i miei servitori mangeranno; i miei servitori berranno; ecco, i miei servitori si costruiranno case ed abiteranno in esse; ecco, i miei servitori canteranno per la gioia del cuor loro ».
30. Rammentiamo questo: un desiderio di bene nel cuore è la percezione della promessa certa di Dio che già è disponibile nel regno della illimitata provvidenza ogni cosa desiderata e che per appropriarcene basta stendere la mano.
31. « Appropriare » vuol dire riconoscere la legge della domanda e dell'offerta, anche se con la mente terrena non ci è dato di percepire un segno della provvidenza, come accadde ad Elia quando affermò che la pioggia era vicina, mentre invece nemmeno una nuvola grande quanto la mano di un uomo era visibile da molti giorni. Affermiamo di possedere il bene desiderato e si abbia fiducia, perchè ciò che facciamo è basato sulla Legge che non può venir meno; non lasciamoci distogliere dal nostro principio basilare da chicchessia; cadranno i cieli piuttosto che noi non ottenere ciò che abbiamo desiderato.
32. « Tutte le cose che voi domanderete pregando, crediate che le avete ricevute, e voi le otterrete » (Marco 11:24).
33. Avendo riconosciuto la legge della provvidenza abbondante ed il fatto che la disponibilità sempre precede la richiesta (la richiesta non essendo altro che il mezzo per realizzare la disponibilità), avendo riconosciuto che ogni desiderio del cuore di qualsiasi bene non è altro che l'impulso Divino in noi e per noi, come ottenere subitamente il compimento dei nostri voti?
34. « Prendi il tuo diletto nel Signore, ed Egli ti darà quel che il tuo cuore domanda » (Salmo 37: 4). Impossessiamoci di Dio con fede incrollabile. Cominciamo e continuiamo a rallegrarci, e ringraziamo che abbiamo (non avremo) l'esaudimento dei voti del cuore, tenendo sempre presente che il desiderio è già la cosa stessa in incipienza. Se il bene non esistesse e non fosse già nostro, non lo potremmo in nessun modo desiderare.
35. Qualcuno può chiedere: Supponiamo ch'io desideri la moglie del mio prossimo od i suoi beni; è questo desiderio nato da Dio? Posso io vederlo esaudito, affermando che tutto ciò mi appartiene già?
36. Non si desidera e non si può mai desiderare ciò che appartiene ad altri. Infatti, non è il denaro, la casa, la moglie del prossimo che desideriamo, bensì il benessere e la contentezza che simili possedimenti arrecano a ciascuno. Come abbiamo già detto, il Bene in ogni sua forma è eternamente disponibile ed alla portata di ogni individuo illimitatamente. Affermiamo, dunque, che esiste per noi una provvidenza giusta ed abbondante, e reclamiamo questa in manifestazione (senza preoccuparci della forma ch'essa debba assumere). Il benessere invocato verrà sicuramente, ed il desiderio apparente di possedere il denaro, la casa, la moglie, o qualsiasi altro mezzo di manifestazione del bene che è in mano altrui, scomparirà subitaneamente.
37. Non possiamo in realtà desiderare alcuna cosa che appartenga al prossimo. Ciò che vogliamo è l'equivalente di quello che la proprietà di lui rappresenta. Vogliamo il bene nostro.
Ripetiamo: esiste una provvidenza illimitata di ogni bene nell'invisibile, sufficiente per ogni individuo. Non è detto con questo che debba mancare del bene ad uno perchè l'altro ne abbia di più. Ciò che è proprio nostro di diritto ci aspetta; la fede sciente, ossia la fiducia, è la potenza per cui lo otterremo.
38. Emerson dice: «L'uomo che conosce la legge è sicuro che il suo bene è caro al cuore dell'Essere, ed egli sa di non potere sfuggire questo bene ».
39. Avendo riconosciuto la legge divina, possiamo riposare tranquillamente, senza timori ne apprensioni, perchè « Egli apre la sua mano e sazia di benevolenza ogni vivente ».